
Da generazioni sulle spiagge di tutto il mondo si sente ripetere di attendere ore prima di entrare in acqua. L’idea che un bagno subito dopo il pasto possa risultare pericoloso è tuttavia una fandonia smentita perfino dagli specialisti in salvamento. gli studi disponibili mostrano che mangiare non accresce il rischio di annegamento. al massimo possono comparire nausea, lievi crampi o un po’ di fastidio allo stomaco, sensazioni che non si trasformano in pericolo reale se si sta nuotando in modo tranquillo.
Cosa dicono gli esperti in tema di sicurezza acquatica
Un’autorevole federazione internazionale di salvataggio ha pubblicato un documento ufficiale che liquida la questione: non ci sono prove statistiche né cliniche a sostegno del presunto collegamento tra digestione e incidenti in acqua. Perciò non esistono linee guida scientifiche sui tempi, sulle quantità o sul tipo di cibo da consumare prima di un tuffo nel mare, in un lago o in un fiume.
Tre ore di attesa? Un tempo inventato
Il corollario più diffuso di questa leggenda sono le famigerate “tre ore” necessarie, si dice, per completare la digestione. Il paradosso è che l’apparato digerente impiega periodi molto diversi a seconda di ciò che si è ingerito. Un panino, un piatto di pasta o del pesce vengono elaborati in circa sessanta minuti, mentre frutta e verdura richiedono mezz’ora. Anche dopo un pasto più sostanzioso,rimanere immobili sotto il sole cocente non favorisce il benessere: spesso è più salutare entrare gradualmente in acqua e muoversi con calma.
Dalla congestione all’idrocuzione: cosa temere davvero
La vera parola che spaventa è “congestione”.In realtà si tratta di un malessere determinato da uno sbalzo termico che, se compare, lo fa in modo progressivo, permettendo di uscire dalla zona balneare senza difficoltà. D’estate, nelle località costiere, tra la temperatura corporea e quella dell’acqua esiste in media una differenza di 10-15 °C, non sufficiente a bloccare la digestione. Più alto è il rischio di avvertire un brivido improvviso quando si passa da un marciapiede arroventato a un negozio climatizzato.
Ben più insidiosa, seppur rara, è l’idrocuzione, un brusco riflesso neuro-cardiaco che può colpire chi si immerge di colpo in acqua decisamente più fredda. Questa reazione può causare calo di frequenza cardiaca, abbassamento di pressione e perdita di coscienza. Anche in questo caso la prevenzione è semplice: bagnare lentamente collo, torace e polsi prima di immergersi riduce quasi a zero la possibilità che accada.
Spiaggia, sole, un pasto leggero o abbondante e una nuotata rinfrescante possono convivere senza problemi. Chiudere la giornata con il ricordo di un bagno negato è l’unico vero spreco di tempo.












