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Home Cucina

Dalle carceri alle tavole di lusso: la rinascita dell’aragosta

di Matteo Bianchi
18-Ago-2025 19:29
in Cucina
Reading Time: 2 mins read
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Da cibo dei poveri a simbolo ⁤di lusso: la straordinaria ⁣ascesa dell’aragosta

Oggi l’aragosta è sinonimo di esclusività
Entrare in un elegante ristorante di New York o di Milano e trovare l’aragosta in menù significa imbattersi in uno dei piatti più‌ costosi ⁢e celebrati. I gusci rosso scarlatto fanno capolino tra calici di champagne e tovaglie candide, mentre il prezzo ⁤al chilo suggerisce che‌ ci si trovi di fronte a un bene raro e ⁢ricercato. Eppure, questa percezione di sontuosità è il risultato di un cammino secolare tutt’altro che lineare.

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Le coste del Nord America sommerse di crostacei nel Seicento
Quando i coloni europei approdarono sulle sponde del New England, nel XVII secolo,⁤ scoprirono spiagge letteralmente ricoperte di aragoste portate ​dalla marea. Cumuli alti perfino ⁤ 30-40 centimetri venivano raccolti a​ mani nude. L’abbondanza era ⁣talmente estrema da trasformare quel crostaceo in una fonte di ‌proteine a costo zero per chiunque ​vivesse lungo l’Atlantico settentrionale. Le comunità indigene, i nuovi arrivati dall’Europa e persino i contadini dell’entroterra⁣ utilizzavano spesso queste creature come fertilizzante‌ per il mais o come esca per la pesca, reputandone la carne dura e priva di sapore.

 

Un pasto indesiderato ​per detenuti e servi
Nel Massachusetts coloniale l’aragosta finì rapidamente per identificarsi con la miseria. Poveri, servi a contratto e prigionieri ricevevano piatti colmi di chele e​ carapaci quasi ogni‍ giorno. Le proteste all’interno delle prigioni raggiunsero un tale fervore che, nel 1772, un’ordinanza limitò la distribuzione di aragosta ai reclusi a ⁣non più di ‌tre volte la settimana. Il provvedimento intendeva tutelare la dignità di chi scontava una pena, tanto basso era il ⁤prestigio attribuito a quella che, allora, veniva definita ⁢sarcasticamente “carne di scarto”.

 

Canning e⁢ treni: le due rivoluzioni dell’Ottocento
Il destino del crostaceo ‍cambiò nell’arco‍ dell’Ottocento grazie a due ‌innovazioni decisive. La prima fu la tecnica della conservazione in scatola, che consentì di imballare la polpa cotta e spedirla verso gli stati interni degli Stati Uniti.Per la prima volta, popolazioni lontane dall’oceano poterono assaggiare quel sapore marino, contribuendo a generare una domanda inattesa. La seconda svolta arrivò con l’espansione delle ferrovie.⁤ Vagoni ⁢refrigerati ⁣pieni di crostacei freschi partirono dalle coste del Maine per raggiungere in poche ore i mercati di Boston e​ di New York. I ristoranti cittadini, desiderosi di proporre⁣ novità, cominciarono a presentare l’aragosta come piatto sofisticato, accompagnandola a burro fuso ed ⁢erbe ⁣aromatiche.

 

Dalla⁢ scarsità‌ alla rarità: il salto di prestigio
⁣La pesca intensiva,spinta dall’entusiasmo del nuovo mercato,ridusse gradualmente le ⁣popolazioni selvatiche. Più diminuiva l’offerta, più cresceva⁣ il prezzo. Così il crostaceo che un ‌tempo sfamava contadini‌ e prigionieri divenne ⁣un vero status symbol. ⁢Oggi, ⁤per molti, ordinare​ un’aragosta dell’Atlantico significa celebrare un successo o una ricorrenza⁣ speciale, dimenticando che, solo ‍due secoli fa, finiva senza tante cerimonie nei secchi destinati ai maiali o nei filari di granturco.

Tags: aragosta lussoaragosta storiacibo dei povericucina raffinataevoluzione gastronomica
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