
L’inaugurazione con un presidente immaginario
La nuova edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si apre con La grazia, capitolo inedito della collaborazione fra Paolo Sorrentino e Toni Servillo. La vicenda ruota attorno a un presidente della Repubblica Italiana giunto alla fine del mandato, costretto a confrontarsi con due richieste di clemenza che mettono a dura prova la sua morale. Accanto a Servillo appaiono Anna Ferzetti, Orlando Cinque, Massimo Venturiello e Milvia Marigliano. La trama, filtrata da un comunicato diffuso in America Meridionale, resta per ora avvolta da un leggero riserbo, ma il conflitto interiore del capo di Stato promette di scandagliare i confini tra pubblico e privato.
Lo zar sul grande schermo
La rassegna competitiva ospita The Wizard of the Kremlin, trasposizione firmata da Olivier Assayas del romanzo di Giuliano da Empoli. Jude Law indossa i panni del futuro zar Vladimir Putin, tracciandone l’ascesa, mentre Paul Dano incarna lo spin doctor ispirato a Vladislav Surkov. L’opera sceglie il punto di vista del consigliere, rivelando dinamiche di potere che oscillano fra strategia, seduzione e timore. Nello sfondo, un immaginario vertice di Ferragosto ad Anchorage in compagnia di Donald Trump.
Orizzonti aperti sulla santità
La sezione Orizzonti viene inaugurata da Mother di Teona Strugar Mitevska. Noomi Rapace interpreta la giovane Teresa di Calcutta in un racconto che si concentra su una sola settimana della sua esistenza,prima che la religiosa divenisse la figura iconica conosciuta in tutto il pianeta. La regista definisce il progetto «non un biopic», bensì un’istantanea che mescola fragilità e determinazione.
Canti, visioni e shaker
Tra le proposte più originali spicca The Testament of Ann Lee. La cineasta Mona Fastvold, affiancata dallo sceneggiatore e compagno Brady corbet, introduce la storia di Ann Lee – qui interpretata da Amanda seyfried – considerata dai seguaci una manifestazione femminile di Cristo e fondatrice, nel pieno del XVIII secolo, degli Shakers, corrente radicale dei quaccheri. La pellicola intreccia dramma storico, eco fiabesca e numeri musicali, restituendo un mosaico di fede, utopia e dissidenza.
Ferite di famiglia e dittature
Fuori concorso approda My Father and Qaddafi, documentario in cui la regista libica Jihan K ripercorre la misteriosa sparizione del padre Mansur Rashid Kikhia avvenuta in un hotel egiziano nel 1993. L’uomo, già parte dell’apparato di Muʿammar Gheddafi, ne era presto divenuto oppositore e attivista per i diritti umani. Il racconto alterna memoria personale e indagine politica, portando sullo schermo le complicità internazionali e le ombre di una ferita mai rimarginata.












