Amicizie di Giorgio Agamben: ritratti di vite intrecciate
Amicizie come necessità vitale
Nel nuovo volume di Giorgio Agamben, poco più di cento pagine fitte di stupore, l’autore confessa – con tono limpido e insieme segreto – che «l’esistenza senza affinità elettive è irrealizzabile». Egli ribadisce che, dentro e fuori di sé, dimora «un altro io», un’eco che prende corpo grazie a diciassette figure – scrittori, attori, registi, studenti, pensatori – incrociate lungo una traiettoria che abbraccia Roma, Parigi, il Portogallo, gli Stati Uniti e altri approdi.
Incontri che diventano narrazioni
Il testo alterna racconto biografico, meditazione filosofica e saggio critico. Ogni primo incontro viene tratteggiato come un varco sacro.Quando, nel 1963, Agamben si imbatte in Elsa Morante, la frequentazione divampa «intensa, quasi febbrile».Con altri, invece, le occasioni sono rare, tuttavia mai meno decisive: la qualità del legame resta spirituale, sospesa tra vicinanza e distanza.L’autore ricorda la corrispondenza con Italo Calvino e Claudio rugafiori. Nelle lettere, più che concordare, si espongono divergenze. calvino gli scrive: «Ho riflettuto, non sono pienamente convinto degli snodi centrali». Quella franchezza dimostra che si può volersi bene pur restando in disaccordo; anzi, è proprio il confronto dialettico a nutrire l’intelligenza e a trasformare l’intenzione in possibilità di azione.
Case che si trasformano in specchi dell’anima
Nei ritratti emergono anche gli spazi abitati: la dimora di Patrizia Cavalli, descritta due mesi dopo la sua scomparsa, diventa una prosecuzione del suo corpo. «Il mondo, il corpo e la mente non si possono separare», osserva Agamben, ricordando le “mille cose” – a metà fra cianfrusaglie e meraviglie – che componevano l’universo della poetessa.
Parlando del contrabbassista Stefano Scodanibbio, l’autore si domanda: «Che cosa resta e che cosa si disperde di una vita?». L’interrogativo insegue ogni pagina, poiché la memoria, come l’amicizia, risulta insieme esaustiva e inappagata, puntuale e mancante.
Pellegrinaggi fisici e mentali
Tra spostamenti geografici e escursioni dell’intelletto, le amicizie di Agamben rivelano come la relazione sia un atto di testimonianza. Ogni ritratto richiama l’urgenza di registrare la scintilla condivisa prima che svanisca, di restituire voce a un «noi» che continua a palpitare oltre la contingenza.
La parola come dimora comune
Letteratura, poesia, cinema, musica: tutte le forme artistiche si intrecciano in queste pagine, ricordando che la vita, per Agamben, coincide con l’arte. Il libro, al tempo dei social, invita a spalancare una finestra su rapporti umani fatti di presenza reale, di silenzi e di lettere spedite per dire «ti ascolto, anche se non ti approvo».
Il risultato è un mosaico di storie personali che, unite, tracciano una geografia emotiva dove vivere senza amicizia appare davvero impensabile.