
Dal 1 agosto al 17 agosto il Cimitero Futa pass di Firenzuola, sacrario militare tedesco incastonato a oltre mille metri sull’Appennino Tosco-Emiliano, si trasforma in un palcoscenico a cielo aperto. Qui si materializza ‘Il processo – Primo dibattimento’, nuova tappa del percorso teatrale firmato Archiviozeta, concepito in occasione del centenario della pubblicazione del capolavoro di Franz Kafka.Lo spettacolo, pensato come itinerario fra le architetture del più vasto memoriale tedesco della seconda guerra mondiale, invita il pubblico a confrontarsi con l’eco di antiche violenze che ancora riverbera nel presente.La squadra creativa
La drammaturgia e la regia portano la doppia firma di Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni,che condividono anche scenografia,costumi e oggetti di scena. In scena si alternano Mattia Bartoletti Stella, Diana Dardi, lo stesso Guidotti, Pouria Jashn Tirgan, Giuseppe Losacco, Andrea Maffetti ed Enrica Sangiovanni. L’accompagnamento sonoro nasce dalla consulenza musicale di Patrizio Barontini, mentre gli scatti sono di Franco Guardascione.Da ‘La montagna incantata’ a Kafka
Per quattro stagioni il sacrario ha ospitato l’epopea de ‘La montagna incantata’. Una volta scesi idealmente dal Berghof, i due registi hanno avvertito come naturale il passaggio a Kafka. I due romanzi uscirono a un anno di distanza, tra il 1924 e il 1925. Kafka cominciò a scrivere ‘Il processo’ nell’estate in cui la Grande guerra deflagrava, esattamente mentre Hans Castorp, il protagonista manniano, si avviava alle trincee intonando schubert. L’autore praghese, provato dalla tubercolosi alla laringe, soggiornò a lungo nei sanatori e lì si spense il 3 giugno 1924 a Kierling. Questi incroci biografici e letterari hanno acceso la scintilla creativa di Archiviozeta, che vede in essi un groviglio inestricabile di realtà e immaginazione.
Un processo immaginario tra le lapidi
Fra le tombe dei caduti nazisti, gli interpreti si dichiarano imputati di fronte a una corte invisibile. Il tema della questione ebraica, oggi di tragica attualità, riemerge nel gesto teatrale che interroga la nostra civiltà, spesso indifferente e ingabbiata in una burocrazia spersonalizzante. Ancora una volta Kafka si rivela profetico e capace di tessere la rete – ormai definita kafkiana – in cui l’umanità continua a trovarsi impigliata.











