
La quotidianità lavorativa di molti under 35 in Italia continua a mostrarsi fragile, soprattutto se paragonata a quella di altri Paesi dell’Europa occidentale. A mancare non sono soltanto garanzie economiche come il salario minimo, già operativo in diverse nazioni del continente, ma anche strumenti di sostegno che accompagnino i ragazzi verso la creazione di un’attività propria.
La discussione sul salario minimo e la contrattazione collettiva
Mentre il dibattito politico ruota intorno alla possibile introduzione di un salario minimo,alcune sigle sindacali temono ripercussioni sul sistema di contrattazione collettiva. Al momento, il Governo non ha fissato alcuna data per l’adozione di tale soglia retributiva, lasciando irrisolto uno dei nodi principali legati alla tutela del lavoro.
L’arrivo del decreto attuativo che cambia le prospettive
In questo scenario di incertezza, ha preso forma un provvedimento che punta in maniera decisa sui giovani. Con la firma del decreto attuativo collegato al Decreto Coesione, viene lanciato Resto al Sud 2.0,misura pensata per incoraggiare la nascita di nuove imprese nelle regioni del Mezzogiorno. Il cuore dell’intervento è il voucher fino a 50.000 euro, denaro che potrà essere investito in progetti di lavoro autonomo, imprese individuali o società costituite da ragazzi al di sotto dei trentacinque anni.
Chi può ottenere il contributo
Per accedere alla somma è imprescindibile avere meno di trentacinque anni e rientrare in almeno una delle seguenti condizioni personali o occupazionali: trovarsi in situazioni di marginalità, fragilità sociale o discriminazione, risultare inoccupati o inattivi, oppure rientrare tra i destinatari delle politiche del programma GOL. Senza il requisito anagrafico, nessuna erogazione sarà possibile; congiuntamente, l’elemento socio-economico risulterà determinante per l’approvazione della domanda.
Formazione e agevolazioni aggiuntive
Il voucher monetario non viaggia da solo. il pacchetto include corsi di formazione mirati a rafforzare competenze imprenditoriali e un finanziamento in regime de minimis capace di coprire sino al 75 % delle spese ammissibili. L’obiettivo è semplice: trasformare la disponibilità economica in posti di lavoro stabili, evitando la fuga di cervelli dal Sud Italia verso altre aree della Penisola o verso l’Estero.
Come utilizzare la somma di 50.000 euro
Una volta ottenuto, il contributo dovrà essere destinato esclusivamente ai costi previsti dal progetto presentato: acquisto di attrezzature, servizi tecnologici, locazione di spazi, consulenze e tutto ciò che risulti essenziale per l’avvio o l’espansione dell’attività. Ogni spesa dovrà essere rendicontata, rispettando criteri di trasparenza per evitare contestazioni.
Un’opportunità che guarda al futuro
pur non sostituendo il salario minimo – ancora lontano dall’agenda immediata del Governo – Resto al Sud 2.0 rappresenta una leva concreta per chi sogna di costruire il proprio percorso professionale nelle regioni meridionali. La misura risponde al bisogno di politiche mirate che sostengano il tessuto produttivo locale, promuovendo l’occupazione giovanile e contrastando la disoccupazione che caratterizza intere aree del Paese.












